Campionati Italiani Master 10000m pista
È la mattina del 3 maggio, il giorno della gara, e sono un po’ preoccupato. Non per la gara in sé (ormai, dopo 13 anni di gare, non sento più l’ansia da prestazione), ma per lo stato di forma in cui potrei presentarmi al via.
Meno di 48 ore prima, a Codroipo, compio una piccola impresa: miglioro il personale dei 10km su strada, togliendo ben 37” al 33’21” di Muggia 2023. In realtà è proprio quella gara l’appuntamento che preparo per tutto l’inverno, su cui concentro gli sforzi. Il 10000m in pista, invece, è una scelta dell’ultimo momento, dettata dalla curiosità e dalla voglia di mettermi in gioco. Perché non approfittare del fatto di avere a “due passi” un evento nazionale? Una medaglia ai Campionati Italiani ancora mi manca: perché non provarci?
E così, quella mattina, accompagnato dalla “paziente” Claudia, ci presentiamo al campo di atletica di Brugnera, muniti di pranzo al sacco per affrontare il torrido orario di pranzo, saggiamente scelto dall’organizzazione per correre i 25 giri dell’anello rosso (blu, in questo caso).
Sbrigo le formalità (conferma iscrizione e ritiro pettorale), prendiamo posto sugli spalti e decido subito di fare una corsetta di riscaldamento. Le preoccupazioni della mattina si attenuano: le gambe non sono poi così male, ma l’esperienza mi dice che oggi non è il caso di mettersi davanti a tirare.
Venti minuti prima dell’orario di partenza, è il momento della spunta. Scambio due battute con amici runners regionali e ne approfitto per osservare i “foresti”, cercando con lo sguardo di intuire quanto forte potrebbero correre.
Arriva l’ora. Corriamo tutti verso l’arrivo, dove il giudice ci chiama uno ad uno e ci dispone, dall’interno verso l’esterno, lungo la linea di partenza dei 400m — alcuni (me compreso) sulla linea avanzata dalla 4ª corsia in poi.
Mi accorgo che c’è Claudia di fronte a me, all’esterno della curva, pronta a scattare qualche foto ricordo. Ci salutiamo e poco dopo arriva lo sparo del via.
Affronto con decisione i primi metri dalla quarta corsia, insieme ad altri cinque avversari, fino alla linea dei 1500m, per poi portarci alla corda e ricongiungerci al resto dei concorrenti della batteria SM35-40-45.
Davanti si forma subito un gruppetto di sei, di cui faccio parte. La mia testa mi dice di non prendere iniziative: oggi il tempo non conta, conta il piazzamento. So che devo tenere d’occhio solo i dorsali con scritto SM40 e metterli dietro prima dell’ultimo giro. Mi piazzo dietro a uno di loro — forse l’unico altro della mia categoria nel sestetto — e gli lascio fare l’andatura.
I giri passano e mi concentro solo sulla postura e su una corsa efficiente, usando bene le braccia e distribuendo lo sforzo. Tutta l’energia che risparmio ora potrebbe tornare utile nel finale. Il sole fa capolino ogni tanto, aumentando il disagio dell’afa.
A ogni giro parte il valzer dei ristori: bicchierini di plastica passati dai volontari o da afferrare al volo su un tavolino lungo il rettilineo opposto a quello d’arrivo. Prendo un bicchiere ogni due giri — un buon compromesso tra il rinfrescarsi e il non perdere la concentrazione nel traffico del gruppo.
Sento il tifo di Claudia a bordo pista e quello degli amici dagli spalti. Fa bene alla testa. È tutta benzina per il motore.
Ogni tanto do un’occhiata al cronometro e provo a stimare il ritmo. Andiamo più lenti rispetto a Codroipo e non sono al limite. Potrei aumentare, ma mi ripeto di aspettare. Arrivo prima a metà gara, poi aspetto ancora qualche giro. Mi dico che 3000m dalla fine potrebbe essere il momento giusto per attaccare.
E così faccio. Aspetto un rettilineo e metto la freccia. Sfilo uno a uno i concorrenti davanti e prendo il comando. Mantengo un buon ritmo, a sensazione 5-10” al km più veloce. Non oso voltarmi: mi concentro su me stesso e sulla corsa.
Passo vicino a Claudia che mi incita più carica del solito — forse perché adesso sono davanti a tutti. Ancora benzina.
I metri mancanti diminuiscono. Parto con il conto alla rovescia. Sento voci che mi danno un vantaggio di un centinaio di metri a poco più di 1km dalla fine. Aumento ancora: un po’ per il tifo, un po’ perché manca poco, un po’ perché realizzo che il titolo è lì, a un passo.
L’ultimo giro me lo godo, sparando le ultime cartucce. Sul rettilineo finale festeggio a modo mio, sbracciando e battendo i pugni sul petto. È fatta.
Fabio Stefanutti


